CARING VOICES

doppia personale di Isabella e Tiziana Pers 

a cura di Leonardo Caffo e Martina Peruch

9 aprile / 8 maggio 2016
Palazzo Manin
via Manin 6/a, Udine


Mostra realizzata nellʼambito del convegno internazionale dell’Università degli Studi di Udine:
The real wealth of nations
organizzato da ALL-Associazione Laureati in Lingue
in collaborazione con 

Vicino/lontano
Università degli Studi di Udine
Museo Civico di Storia Naturale di Trieste
Trieste Contemporanea
Waiting Posthuman
con il supporto della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia
partner: VULCANO unità di produzione contemporanea e Quasar Multimedia


Present di Isabella Pers
Decine di persone provenienti da scenari di guerra, terrorismo, esodi e dittature, sono invitate a condividere una momentanea perdita di confini nella comprensione e nella consonanza dell’azione.
Durante la fase di ricerca l'artista ha aperto e approfondito il dialogo con i protagonisti del progetto. Da questi fondamentali incontri hanno preso vita nuove forme di interazione ed esperienza condivisa, che diventano pittura, fotografia, e segno.
Present come dono di sé che si fa parola di cura in una Babele di spazi e di tempi, su passi e luoghi che ormai sono storia, alla ricerca di una dimensione ancora inesplorata.
Con il patrocinio del Comune di Fogliano-Redipuglia. Si ringraziano le associazioni: Pro Loco Fogliano Redipuglia - Sentieri di Pace, Ospiti in Arrivo, Corima, UCAI, Ngemba-Yenge, Nuovi Cittadini, Circoli ARCI MissKappa e Cas'Aupa.

Elephant Song di Tiziana Pers
Il progetto offre uno sguardo sul rischio dell’imminente scomparsa degli elefanti, prevista entro il 2025 se il bracconaggio continuerà con i ritmi attuali. E dopo essere stata presentata ai Musei di Storia Naturale di Trieste e di Milano, giunge a Udine arricchito di nuove opere.
‘Mi sono chiesta se gli animali che avevo incontrato e fotografato fossero ancora vivi. E se mio figlio dovrà davvero vivere in un mondo senza elefanti. E così ho iniziato a dipingere, usando i colori delle ossa, della pietra, dell’acqua, del vento, come un’immagine che si sta dissolvendo sotto il nostro sguardo’.
Una polifonia di voci interagisce con la nuova serie pittorica della Pers: la storica dell’architettura Valentina Sonzogni, il ranger antibracconaggio Davide Bomben, la poetessa sudafricana Natalia Molebatsi, lo scultore/cantautore Sasha Vinci e il filosofo Leonardo Caffo raccontano in quanti modi colonialismo, specismo e terrorismo siano connessi, e cosa significhi oggi per noi e per l'intero biosistema l’estinzione di una specie.


Orari di apertura: 
dal 10 aprile al 4 maggio tutti i giovedì, venerdì e sabato dalle 16.30 alle 19.30
Dal 5 all'8 maggio -con il festival Vicino/lontano- aperta tutti i giorni dalle 10 alle 21.30


Present (dall’inglese present, dono) è la cura alla paura e al dominio imposto.
Le radici della società attuale affondano su un terreno imbevuto di violenza, aggressività, combattività, i cui frutti si sono chiamati soprusi, prepotenze, ingiustizie. Guerre. La guerra è la condizione di negazione di tutti i diritti umani, ossia lo stato di privazione dei requisiti base per l’esistenza umana. Nei casi più fortunati, essa ha provocato la trasformazione di “cittadini” in “rifugiati”, “profughi”, “esodati”, in un gioco linguistico dimentico del valore che in realtà accomuna gli uni e gli altri.
Isabella Pers ha immaginato una visione in divenire attraverso la momentanea perdita di confini nella comprensione e nella consonanza dell’azione. E come rappresentarlo meglio se non rifacendosi al conflitto che per la prima volta ha visto il deflagrare della violenza nei cinque continenti? Così, il bassorilievo presente sul Sacrario di Redipuglia dei nostri luoghi martoriati dalla Grande Guerra si fa simbolo: l’anomala inquadratura dell’immagine fotografica crea un senso di straniamento, l’impressione di star guardando un paesaggio lunare avulso dal mondo terreno – e infatti lo stato di guerra stravolge lo stato naturale delle cose, creando una dimensione spazio-temporale extra ordinaria.
Per l’azione positiva di Present, quindi, l’artista ha invitato decine di persone provenienti da scenari di guerra, terrorismo, e dittature di ogni tempo e luogo a condividere metaforicamente i propri pensieri di cura, in un video da realizzarsi sulla scalinata di Redipuglia.
Durante la fase di ricerca, ha aperto e approfondito il dialogo con i protagonisti del progetto: da questi fondamentali incontri hanno preso vita nuove forme di interazione ed esperienza partecipata, che in mostra diventano pittura e segno. I protagonisti donano così ricordi. Sono i ricordi di momenti felici e significativi della loro vita prima di essere costretti dalla violenza umana ad abbandonare la propria casa e la propria patria.
Di fronte alla sofferenza di questi uomini e donne di ogni età, l’artista si fa interprete delle loro memorie e delle loro antiche àncore, avvicinandole a sé e traducendole in immagini pittoriche. In questo processo di interiorizzazione e restituzione del ricordo personale attraverso il linguaggio primordiale della pittura, il ricordo stesso perde i dettagli strettamente individuali del particolare per assumere la valenza dell’universale e trasformarsi così in ricordo condiviso e condivisibile.
Sono i ricordi di famiglia (una giornata al mare in Ucraina in cui la mamma insegna a dipingere le nuvole; la lettera di protezione donata da un’altra madre al figlio partito dal Pakistan in cerca di una vita migliore), i ricordi d’una infanzia segnata dalla guerra (l’amica di sempre rea di pregare il Dio sbagliato durante la Guerra dei Balcani; la bambina scappata tra i rovi per sfuggire ai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale), i ricordi della città in cui si è cresciuti e in cui non si è mai tornati (la sede dell’Università di Kinshasa in Congo, dove sono nate tutte le proteste); i ruderi del palazzo presidenziale di Kabul; il mare dell’Istria), i ricordi di casa (il servizio di piatti in porcellana).
Present, quindi, è un’operazione artistica dilatata nel tempo, un processo di ricerca che cresce con l’evolvere dei fatti e che agisce come una catarsi, in cui il punto fermo di partenza rimane sempre la Vita. La relazione umana tra le sue parti e il dialogo convergono e fluiscono naturalmente verso un’unica direzione, ossia il superamento dei confini imposti, fisici e ideologici, religiosi e culturali, verso nuovi incontri, verso la comprensione, la vita.

Martina Peruch